“RAGAZZE IN CROCE” di Diego Cugia

Le donne sono un secolo avanti rispetto agli uomini. Sono cacciatrici, osano avventurarsi nell’ignoto con leggerezza e senso della sfida.
Il maschio è terrorizzato dall’indipendenza femminile. Persiste a sognare la donna come non è più e come, in verità, non è stata mai.
Per un maschio irrisolto la donna è la Madre Eterna. Ritiene che a lui solo sia concesso il libero arbitrio del Bene e del Male. La Questura Maschile è l’unica autorizzata a rilasciare la relativa patente. O sei Madre (mia) o sei troia (di tutti). Se sei mia devi essere entrambe: prima provocante e immediatamente dopo rassicurante. Il maschio è spaventato, la donna per nulla. Per spaventare una donna, il maschio deve violentarla o ucciderla.
Da un pezzo le donne si sono sottratte al giogo delle proiezioni maschili. Viaggiano da sole, con un vestito d’estate e una valigia leggera; se il compagno diventa un bagaglio ingombrante, lo mollano per strada, vanno avanti senza o ne scelgono un altro.
Sono madri per i loro figli non per i loro mariti.
Il dolore che il rifiuto delle donne provoca nei maschi poco evoluti è lancinante perché risuona nel loro Dna come se “non ti voglio più” l’avesse detto la Mamma Eterna, la Madonna dei Maschi, non Sara, non Donatella, non Maria Luisa o Federica, donne vere, di carne e anima, che essi hanno conosciuto male e amato poco, perché le hanno trasfigurate in qualcosa d’immenso, che non le riguardava. Era il lato femminile persecutorio dei loro “ego” irrisolti.

La terribile immagine di Sara arsa viva, è il rito finale del maschio primitivo, il Colosseo del maschile: se non sei più mia, ti brucio e ti sacralizzo. Piuttosto che riconoscerti come donna libera e indipendente, ti trasformo in martire e santa, così che l’immagine che ho di te, di Madre Eterna, resti per sempre inviolata.
Gli atti criminali contro le donne aumentano via via che il femminile conquista spazi di libertà sempre maggiori.
Al di là della riduzione in carcere di questi assassini che cosa possiamo fare?
In famiglia e a scuola dobbiamo trasmettere ai bambini il lato meraviglioso del Sé, che nei maschi corrisponde al riconoscimento del femminile nella propria anima. Ad accoglierlo come una festa e non più come un’ombra o una vergogna, perché il femminile è la madre, non “nostra”, ma di tutte le emozioni, della creatività, della più selvaggia e feconda fantasia. Senza il suo influsso temperante, l’anima-Padre, regno della ragione, della saggezza, del discernimento, rischia di degenerare sul versante guerrafondaio, dell’imperio e della forza bruta.
(A Sara, con amore infinito).

* Le donne, questi padri del genere umano.
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