Pink Italia.it – Il dramma delle spose bambine

di Isabella Rauti

C’era una volta una bambina di nome  Nojoom che viveva in un villaggio yemenita…potrebbe essere l’inizio comune di una  favola bella invece è il racconto – fatto  al mondo –  di una storia vera ed atroce, quella di un matrimonio forzato e precoce, quella di  una sposa bambina di 9 anni che a 10 anni ha il coraggio di chiedere  il divorzio.

Il  film “La sposa bambina” –  sostenuto da Amnesty International e vincitore del Premio come Miglior Film al Festival International du Film de Dubai 2014 – è uscito  nelle sale cinematografiche italiane il 12 maggio scorso; la regista Khadija Al Salami – prima donna yemenita a diventare regista – si è ispirata alla sua storia personale (data in sposa a 11 anni e costretta a subire le violenze  del marito) ed  alla storia vera, raccontata nel  libro “I am Nujood, age 10 and divorced” di Nojoud Ali e della giornalista franco-iraniana  Delphine Minoui, tradotto in 15 lingue ed edito in Italia per la Piemme.

Ma andiamo per ordine ed entriamo nel merito.

La yemenita Nojoud Ali è diventata un’icona internazionale dei diritti umani e dellabattaglia contro i matrimoni forzati.

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Il racconto è autobiografico: Nojoud è costretta dal padre a sposarsi a 9 anni con  un trentenne che la picchia e la violenta;  Nojoud riesce a fuggire e torna dalla sua famiglia per chiedere aiuto ma verrà respinta e sarà un giudice del Tribunale a salvarla, insieme all’avvocato Chadhar Nasser che la difenderà gratuitamente, accusando di stupro il marito della sposa bambina.
La battaglia processuale si conclude nel 2008 con l’ottenimento del  divorzio che verrà accordato a Nojoud al prezzo di mille Riyal (circa 360 euro) come risarcimento al marito per la rottura del contratto matrimoniale. A 10 anni Nojoud è la divorziata “più giovane” del mondo!
A molte, troppe, latitudini geografiche la pratica arcaica dei matrimoni forzati è sopravvissuta anche all’avvento del terzo millennio, il “rito tribale” è rimasto un fenomeno solido, diffuso e sommerso; un retaggio antico con qualche innesto islamico estremista e radicale che legittima i matrimoni dei minori, anche dei bambini ma si tratta di bambine nella stragrande maggioranza dei casi.

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Ed anche lì dove, con molto sforzo e tante battaglie, si è arrivati a normare, fissando un’età minima per contrarre il matrimonio, il diritto consuetudinario prevale e si stima che nel mondo siano milioni le spose bambine, dall’ Africa all’ Asia, dall’America Latina all’Europa Orientale ma non solo.
Accade anche in alcune comunità immigrate che vivono nel nostro Paese e nel resto d’Europa ed è per questo che l’Art.37 della Convenzione di Istanbul  insiste sui Matrimoni Forzati e richiede ai Paesi contraenti misure  di  “penalizzazione dell’atto intenzionale di costringere (…) a contrarre matrimonio”, comprendendo  qualsiasi forma di costrizione al matrimonio che i matrimoni forzati precoci.
E la Norvegia si è subito adeguata normando in questo senso.
E’ stato calcolato che nel 2013 nei Paesi in via di sviluppo 1 bambina ogni 3 si sposa prima dei 18 anni, 1 su 9 è costretta a sposarsi addirittura prima dei 15 anni. Le bambine prive di istruzione hanno il triplo di probabilità in più di sposarsi prima dei 18 anni rispetto a quelle con un livello di istruzione secondario o più alto. E risulta elevatissima la mortalità materno infantile nei parti delle spose-bambine.

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Secondo Human Rights Watch il 52% delle ragazze yemenita viene dato in sposa prima dei  18 anni e il 14% è costretto la matrimonio prima dei 15 anni, e le percentuali salgono  soprattutto nelle aree rurali del Paese.
In Iran, l’età legale per sposarsi è  13 anni, ma se esiste il permesso di un tribunale, ci si può sposare anche prima. In Asia meridionale, quasi il 50% delle ragazze viene dato in sposa  – per decisione dei padri e dei nonni – prima di aver compiuto 18 anni. E secondo i dati dell’Unicef, al Bangladesh spetta il record mondiale negativo  del paese  con il  tasso più alto  di matrimoni di bambine con un’età inferiore ai  15 anni. In Burkina Faso, è diffuso il matrimonio forzato infantile anche di bambine di 11 anni  e in Afghanistan di 9.
E se non fosse stato per la determinazione di  Maria Bashir  – la procuratrice capo  di Herat e  prima donna in Afghanistan a ricoprire questo  incarico – non ci sarebbe stata, nel 2009, quella revisione del diritto di famiglia che ha fissato i 16 anni come  età  minima per contrarre matrimonio.

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Una conquista recente e disattesa ma pur sempre una conquista ed uno strumento di tutela in un Paese dove la condizione femminile resta aberrante ed i diritti umani calpestati e dove i matrimoni forzati – combinati e mercanteggiati dalle famiglie  – sono una prassi e le bambine sposano  uomini sconosciuti, quasi sempre molto più grandi di loro o  addirittura anziani e poligami.
L’Afghanistan è il Paese dei suicidi femminili e delle “autoimmolate”, le donne che si danno fuoco per disperazione,  per protesta, per sfuggire alle violenze familiare ma anche ai matrimoni forzati.
Nel mondo sommerso delle immolate, sempre più spesso ricorrono le storie delle spose-bambine che si ribellano. Storie di donne e di bambine  afghane, di Herat, di Kabul ma anche dei villaggi sperduti tra le montagne dell’Hindukush,  “fantasmi velati senza voce né diritti”,  “colpevoli”  di disobbedienza rispetto alla leggi tribali ed alla tradizione.

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Dire  questo NO  è reato e la condanna per questa ribellione è punita  con una pena da scontare in carcere. Ed oltre la pena detentiva c’è la condanna sociale e l’emarginazione da parte della comunità.
“Mai più spose bambine” è la Campagna di Amnesty International legata al film di Khadija Al Salami, una condanna della pratica mondiale dei matrimoni indotti ed un impegno globale per difendere i diritti dell’infanzia ed all’infanzia.
Diritti sanciti e tutelati anche dalle Convenzioni internazionali, mentre il mondo sembra seduto e quasi assuefatto davanti alle spose bambine come di fronte a tutti gli orchi schifosi che in pubblico ed ancor più nel privato si macchiano di quel delitto immondo che è ogni atto di pedofilia.

[Fonte: pinkitalia.it]