Avvenire – La «colpa» di essere bimbe. L’Onu lancia la campagna

di Emilia Gridà Cucco

Solo un terzo a scuola. Campagna Onu a favore delle bambine

Terre des Hommes vara «Indifesa», un’azione a tutela dell’istruzione femminile: in Africa subsahariana appena il 27 per cento prosegue gli studi dopo le elementari
L’«Ansa»:ogni giorno ci sono 6 notizie di ragazzine seviziate

Due su tre non vanno a scuola, 88 milioni cornette a lavorare

Rapporto rivela: sono 150 milioni le minori abusate e 100 soffrono di malnutrizione
Oltre centomila sono reclutate a forza da eserciti e gruppi armati

Hanno definizioni semplici, ma nascondono realtà inquietanti e drammatiche: si tratta delle “spose bambine” (ogni anno circa 10 milioni di minorenni costrette a maritarsi contro la loro volontà), delle “madri bambine” (ogni anno sono circa 14-16 milioni le adolescenti trai 15 e i 19 anni che danno alla luce figli, contribuendo all’11 per cento delle nascite globali) e delle”bambine soldato” (circa 100mila, che si affiancano ai più numerosi minorenni maschi forzati a combattere). In occasione della prima Giornata Mondiale Onu per le bambine e per le ragazze che si celebra oggi. Terre des Hommes, Ong che da 50 anni si occupa di tutelare l’infanzia, sceglie questa data per lanciare la nuova campagna triennale Indifesa e gettare un macigno sulle coscienze, rendendo pubblico il “Dossier sulla condizione delle bambine e delle ragazze del mondo”. Ammontano, per cominciare, a 100 milioni quelle di cui non si può parlare perché “mancanti”: in Cina e in India tante, infatti, sono le bambine che non rispondono all’appello perché vittime dell’aborto selettivo (se sei femmina, non hai il diritto di nascere) o dell’infanticidio. Fenomeno che non risparmia neanche l’Italia (se ne calcolano alcune centinaia, soprattutto di origine cinese o indiana). D’altronde, una ricerca condotta con l’Ansa rivela che nel nostro Paese, ogni giorno, in media 6 notizie riguardano violenze su bimbe e ragazze. Nel mondo, inoltre, circa 100 milioni di bimbe, con meno di 5 anni, soffrono di malnutrizione e circa 140 milioni di donne, minorenni e non, hanno subito mutilazioni genitali. Tre milioni quelle che, invece, ogni anno rischiano di esserne vittima (anche in Italia, dove le donne mutilate, sino al 2009, erano 35mila). Sono 88 milioni, invece, le bambine che non possono giocare più con le bambole perché costrette a lavorare. Altra piaga è quella rappresentata dalla tratta di esseri umani: nel caso delle bimbe, lo scopo principale è lo sfruttamento della prostituzione. Dal Dossier viene fuori inoltre che (secondo stime Oms) le ragazze vittime di abusi sessuali arrivano a circa 150 milioni. Infine il nodo intricatissimo dell’istruzione: su 61 milioni di bambini che non hanno accesso alla scuola, il 53% sono femmine. Nell’Africa sub-sahariana appena il 27 per cento prosegue la scuola dopo le elementari. Ed è proprio questo uno degli scopi della campagna Indifesa: garantire l’istruzione – insieme alla salute e alla protezione dalla violenza e dagli abusi – a tutte le bimbe del mondo, con un focus particolare su Bangladesh, Perù, Costa d’Avorio e India. Si contribuisce alla campagna con un sms, fino al 21 ottobre.

L’EMERGENZA L’ASIA PUNTA I RIFLETTORI SUL FENOMENO BABY-SPOSE
La prima Giornata internazionale della bambina in Asia è dedicata all’impegno contro il matrimonio infantile. Quasi la metà di quante nel mondo si sposano prima del 18 anno d’età è infatti, concentrata in cinque Paesi asiatici: in Bangladesh, dove minorenni sono i due terzi delle neo-spose; la metà in Nepal, il 39% in Afghanistan, il 29% in India e il 24 in Pakistan. In questi Paesi risulta elevata anche la mortalità per gravidanza o parto, causa principale di decessi di donne da 15 a 19 anni.
Tra le cause sono povertà e mancanza di opportunità legate a discriminazioni spesso religiose. Fattori che portano a un completo dominio degli uomini all’interno della famiglia, del clan o del villaggio.
A riprova la vicenda delle piccole pachistane usate come merce di scambio in una faida tribale, salvate nei giorni scorsi dall’impegno dei media locali. Le 13 bambine, in età compresa tra 4 e 13 anni, sono state chiamate dalla Corte suprema a testimoniare davanti all’uomo, un politico locale, che avrebbe mediato nella trattativa. Secondo la legge, che nega ogni validità agli editti tribali, i responsabili di questi accordi rischiano fino a 7 anni. (S.V.)

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