la Repubblica – “Rasate per studiare” così le ragazze cinesi sfidano il potere

di Giampaolo Visetti

Tre studentesse si tagliano i capelli per protestare contro le quote a favore dei ragazzi nelle università
La regola è stata voluta dal governo per evitare che troppi maschi restassero fuori dalle facoltà a numero chiuso

IL CONCORSO Per frequentare l’università si fa un concorso (gaokao): chi lo supera può studiare, gli altri vanno in fabbrica
LE QUOTE Per favorire i ragazzi è stato deciso che alle donne serve un punteggio più alto per l’ammissione
LE RAGIONI Lo scopo è evitare che le donne siano più numerose negli atenei e che ci sia una classe dirigente solo rosa in un appartamento di Pechino, evitando di incorrere nella repressione contro le manifestazioni in luoghi pubblici.

PECHINO
LA CINA si ribella alle «quote azzurre» nell’università. E’ l’ultimo effetto della legge sul figlio unico, che in 34 anni ha privato la nazione di 40 milioni di femmine, facendo esplodere il numero dei maschi. Risultato: troppi studenti epoche studentesse a con-tendersi l’accesso agli atenei e via libera del governo a punteggi agevolati per i ragazzi. «Interesse nazionale», secondo il ministero dell’Istruzione, per evitare di formare una generazione di colletti bianchi tutta tinta di rosa. Le signorine però non ci stanno, a pagare il conto di una pianificazione de lle nascite che innesca il dramma degli aborti selettivi. E nelle università s’ingrossa la protesta contro la «discriminazione di Stato che spedisce le donne in fabbrica e gli uomini in ufficio». A guidare la rivolta, Xiong Jing, che assieme a due compagne ha deciso di radersi la testa a zero per denunciare il «neo-maschilismo dell’istruzione nazionale». Le 3 studentesse si sono tagliate la chioma. Altre 4 aspiranti alla laurea si sono rasate a Guangzhou e una ventina le hanno imitate nel resto del Paese. La rivolta delle «universitarie rasate» ha nel mirino i test del gaokao, il concorso-capestro che decide il destino di ogni cinese. Chi passa i quiz e accede all’università diventa impiegato, gli altri operai. E’ contro lo spettro della miseria che Xiong Jing e le sue colleghe combattono, raccogliendo il sostegno di associazioni e movimenti femministi. Per passare il gaokao, alle femmine è richiesto infatti un punte: o superiore a quello dei maschi. Un paradosso, secondo la denuncia, «che elimina le migliori a favore dei peggiori». Una necessità, per le autorità, che tende a «mantenere equilibrato il mercato del lavoro». La realtà è che anche in Cina l’istruzione universitaria è sempre più il “regno delle donne”. Nel 2004 costituivano il 43,8% degli iscritti, nel 2012 hanno superato quota 49,6%. Nel 2020, nonostante 46 milioni di maschi in eccesso, le laureate supereranno il 60%. Nei master le studentesse, in 5 anni, sono passate dal 44 al 51%, nei dottorati dal 31,2 al 38,6%. La prospettiva, secondo l’Accademia delle scienze, è «una Cina vecchia e dominata dalla minoranza delle donne». Non che le «quote azzurre» siano ufficiali. Nei fatti però vengono rispettate, con atenei che limitano ledonnetrail 15 e il 30% e test d’ammissione che impongono 588 punti per i maschi e 632 per le femmine. Un esempio, finito anche sul New York Times, è quello di Ouyang Le: il gaokao di Relazioni Internazionali pretendeva 628 punti, è stata bocciata con 614, a favore di maschi a cui ne bastavano 609. Disastroso il rapporto uomo-donna anche a Lingue Straniere, Lettere e nelle Accademie d’Arte, dove i maschi sono animali in via d’estinzione. Le «universitarie rasate» assicurano che la maggioranza delle colleghe tace per paura di ritorsioni. A Pechino il potere minimizza, il tema è bandito dal web, i giornali propongono di iscrivere i maschi a scuola un anno dopo «per farli maturare», ma nei campus le «quote azzurre» sono l’argomento del giorno. Anche per aspetti pratici. I ragazzi, tradizione antica, sono tenuti a portare le valigie alle ragazze, cavallerescamente sistemate nell’ultimo piano dei dormitori. E se 11 maschi sono costretti a fare da facchini a 245 femmine per 6 piani di scale, come in una facoltà d’Agraria nell’Hubei, concentrarsi sui libri è in effetti anche una questione di fisico.

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