Pubblico – Uccisa dall’ex dopo tre denunce «Troppo pochi i centri antiviolenza»

di Mariagrazia Gerina

Un altro femminicidio a Udine
Si continua a morire
Quelle donne lasciate sole

Tutti sapevano, nessuno ha fatto nulla per evitare una tragedia annunciata», si disperano il padre e la madre di Lisa. Lisa Puzzoli, 22 anni, uccisa dal suo ex, con 9 colpi di coltello: all’addome, alla gola e alla schiena. «Ho ucciso la mia ex fidanzata», si è denunciato subito dopo Vincenzo Manduca, 27 anni, consegnandosi ai carabinieri. È la centodiciassettesima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno. Lo scenario stavolta è un piccolo paese del Friuli, Villaorba di Basiliano, in provincia di Udine. Lisa era tornata a vivere accanto ai genitori, per scappare dalla violenza di quell’uomo. Era già incinta di sua figlia, che ora ha appena due anni, quando ha trovato la forza di venire via. Per questo è ancora più forte la rabbia. Perché Lisa quell’uomo lo aveva denunciato per stalking. Dal 2010, aveva presentato tre denunce. Neppure questo l’ha salvata. Lui continuava a perseguitarla. Poi l’altra sera si è presentato con la scusa che aveva un assegno per la bambina (che aveva riconosciuto appena il mese scorso) si è fatto aprire la porta. E l’ha colpita senza pietà. «Non posso mettere la scorta a tutti», si difende il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi. Troppo pochi gli strumenti a disposizione della magistratura, replica lui: «Ci vorrebbe la custodia in carcere. Non basta neppure il decreto di allontanamento. Le vittime devono stare attente e tutelarsi». Un controsenso crudele. Se sono vittime qualcuno dovrebbe provvedere a tutelarle. Eppure la mappa dei centri antiviolenza racconta che le donne combattono a mani nude. E il Nord Est, un po’ a sorpresa, è uno dei territori più scoperti. «A Udine c’è solo il nostro centro», risponde Eleonora Baldacci, responsabile di Iotuvoinoi donne insieme: «C’è posto per 9 donne e 3 culle, a Trieste c’è un altro centro con 5 posti, a Gorizia 2 centri molto piccoli (4 posti) e a Pordenone un centro con 3 posti». Una rete piccola, che fa i salti mortali. I fondi della Regione coprono appena la metà delle spese. Il resto si finanzia con le rette. Per le donne le dovrebbero pagare i Comuni. «Ma molti per non pagare non ce le mandano», racconta Eleonora. Anche il Comune di Udine ha appena firmato una convenzione. Con la raccomandazione di accogliere solo donne con bambini. Si va avanti così. «In 6 seguiamo trecento donne su tutto il territorio». A volte sono casi che non ti fanno dormire la notte. «In Friuli, ma vale anche per il resto d’Italia, bisogna facilitare l’accesso ai luoghi dove le donne possono trovare aiuto, una rete che deve essere al più presto ampliata», attacca l’eurodeputata Debora Serracchiani. Rivolgersia un centro antiviolenza spesso è l’unico salvavita. «La legge anti-stalking è fondamentale ma anche la denuncia devi saperla fare nel modo giusto perché le forze dell’ordine intervengano», racconta Gabriella Moscatelli di Telefono Rosa. «Se la notizia di reato non viene accuratamente raccolta c’è il rischio che il reato stesso venga derubricato e non vengano attivate le misure cautelari», spiega Anna Baldry, criminologa di Differenza Donna. Anche la custodia in carcere, invocata dal procuratore di Udine, se serve si può attivare.

Pubblico – Uccisa dall’ex dopo tre denunce
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