Il Giornale – Io, violentata due volte nel corpo e nella dignità

di Annamaria Bernardini de Pace

STORIA DRAMMATICA
L’odissea di una donna
Una lettrice racconta lo stupro subito durante una vacanza e l’umiliazione al ritorno, vissuta come marchio d’infamia, ha sempre donato il sangue, ora l’ospedale la rifiuta

Pubblichiamo la lettera di una donna che ha dovuto subire una delle peggiori violenze, fisiche e soprattutto morali: lo stupro.

Era in vacanza con delle amiche in Tunisia quando, rientrando una sera in albergo, è stata aggredita da un ragazzo del posto. E la polizia ha fatto ben poco per rintracciarlo

IL COMMENTO
Cara Marilena, non dia a quell’uomo il potere di farla sentire così

Cara Marilena, è bruttissima l’esperienza che ha dovuto sopportare. Ogni donna vive nel segreto il terrore di quel buio nell’anima che spinge troppi uomini a strapparne l’intimità. E a trasformare la forza della vita in brutale orrore. Lei però, nella grande sofferenza, ci mostra un’enorme ferita che, invece di sanguinare rancore e vendetta, mette in luce una grande dignità. E’ questo un valore assoluto, difficile da conquistare e impossibile da rubare. Soprattutto a Lei che mostra di esserne consapevole, per averla coltivata insieme alla generosità e alla libertà. Solo chi ha grande dignità percepisce il dolore dell’umiliazione; ma lo supera non appena riesce a comprendere che il continuare a sentirsi umiliati, significa riconoscere ad altri un potere malefico su di sé. Un grande e ammirato abbraccio

REAZIONE
«Comprendo i medici, ma per me è stato come essere di nuovo violata»
di Marilena T.

Mi chiamo Marilena T., ho quaranta anni, lavoro come estetista e vorrei raccontare la mia storia a tutti per rendere testimonianza dell’umiliazione, anzi della doppia umiliazione che ho ricevuto come donna e come essere umano nell’arco di pochi mesi. Circa 4 mesi fa ero in vacanza con alcune amiche a Tunisi. L’ultima sera stavamo rientrando un po’ tardi dal casinò quando alcuni ragazzi tunisini ubriachi ci hanno avvicinato. Ciascuna di noi ha cominciato a correre in una direzione e io, a mia volta, mi sono infilata in una stradina sperando di aver seminato il mio assalitore. Ma purtroppo non è stato così. Perdonate ma non mi va di ricordare i particolari quei momenti d’inferno… So solo che la mattina dopo sono stata accompagnata in ospedale dalle mie amiche dove mi hanno curato per alcuni giorni (per inciso, non vi dico che schifo e che vergogna la polizia locale che non ha fatto nulla!) Rientrata in Italia, grazie anche all’aiuto di uno psicoterapeuta ho cercato di dimenticare tutta questa storia. Nel frattempo ho cercato di riprendere la mia vita normale (fortunatamente l’esito del test Hiv ha dato esito negativo). Poi, quando tutta questo dolore umiliante stava iniziando a farsi da parte, ecco l’altro, grandissimo schiaffo ricevuto quando sono andata all’ospedale Renzetti di Lanciano per donare il sangue. Al momento del colloquio con il sanitario che mi ha fatto una serie di domande personali ho informato di quello che mi era accaduto a giugno in Tunisia. Così mi ha risposto che era molto dispiaciuto ma, esistendo precisi protocolli medici, non poteva farmi procedere alla donazione del sangue perché il mio «rapporto sessuale» anche se non voluto era da considerarsi altamente a rischio e non erano passati i 4 mesi, cioè il periodo considerato a rischio per l’incubazione di malattie veneree. Vi lascio immaginare lo sconforto e il senso di impotenza con il quale sono tornata a casa. La mia non è una critica nei confronti dei protocolli dell’ospedale, anzi. Lo capisco benissimo e sono «fiera» anche di questa professionalità e serietà. Dopo averci riflettuto, non posso non comprendere e condividere quanto previsto dai medici. Ma lo stesso resta, umanamente, un senso di umiliazione, di delusione e di offesa profonda: io, mi sono sentita violata due volte da quel ragazzetto che ora se ne sta libero e impunito: prima lì in Tunisia e poi in quell’ospedale.

Lisa, vittima 117 di quest’anno
Michelle: «Fermiamo la strage»
L’altro ieri, vicino a Udine, l’ennesima vittima, Lisa Puzzoli (nel tondo), 22 anni, massacrata a coltellate dall’ex convivente. Nel 2010 stanca di botte e vessazioni, incinta, era fuggita da quel compagno violento trovando riparo dai suoi genitori. Una tragedia annunciata questa, come tante altre: la ragazza aveva sporto tre denunce per stalking contro il ventisettenne che l’ha poi uccisa. Nessuno lo ha fermato in tempo. Nel 2012 il bilancio è tragico: 117 le donne uccise dai loro compagni o ex. E anche quest’anno, Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno presteranno il loro volto e la voce per uno spot per aiutare la Fondazione Doppia Difesa che sostiene le attività di accoglienza e assistenza legale e psicologica alle donne vittime di violenze e abusi. Da oggi fino al 31 dicembre è possibile aiutare con un sms la Fondazione, di cui è presidente proprio la soubrette. «È un’emergenza sociale – afferma la Hunziker – la nostra fondazione ora è decisa, come dice la campagna, a “Lasciare un segno”»

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