L’Unità – Il ruolo dei datori di lavoro nel piano anti-violenza sulle donne

di Attilio Doni

Si parla molto del grave, gravissimo problema che affligge il nostro Paese dalle radici cristiane: i maltrattamenti alle donne da parte degli uomini e il conseguente femmincidio (una donna uccisa quasi ogni due giorni). Se ne parla molto, ma pochi hanno sentito parlare del sistema ideato da Patricia Scotland, membro della Camera dei Lords, che ha ottenuto risultati positivi nel Regno Unito, in Spagna e nello stato di Trinidad e Tobago (il primo ad adottare il piano Scotland sin dal 1990) che ha registrato una diminuzione dei casi di violenza domestica del 64%.
Marina Calloni, professoressa di Filosofia Politica e Sociale presso l’Università di Milano-Bicocca, ha dichiarato: «Bisogna cooperare con i datori di lavoro, sensibilizzarli, educarli: per la donna vittima di violenza, mantenere il lavoro è fondamentale. I datori di lavoro sono però solo un anello della catena anti-violenza, immaginata dalla Scotland. Il sistema si fonda infatti su tre elementi integrati: servizi funzionali, nel senso di interconnessione tra sistema giudiziario, polizia, servizi medico-sanitari e sociali, protezione e assistenza legale per le vittime; risultati economici, derivanti dalla diminuzione delle assenze dal lavoro causate da maltrattamenti; valutazione dei costi umani attraverso la promozione di politiche sociali ad hoc. Puntare su questi tre aspetti, in Gran Bretagna, è significato ridurre i casi di violenza e, allo stesso tempo, aumentare il Pil perché le donne possono tornare a lavorare, sapendo di essere assistite e di potere avere giustizia».
Allora, signori della politica, governanti, se delle donne non ve ne importa un fico secco, se il problema della violenza e del femminicidio non vi tocca, adottate il piano Scotland, se non altro per convenienza.

L’Unità – Il ruolo dei datori di lavoro nel piano anti-violenza sulle donne
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