Corriere della Sera – Turchia, tredicenne vittima di un branco di 29 uomini

di Cecilia Zecchinelli

Emergenza
I reati sessuali aumentati del 400% negli ultimi dieci anni
Ennesimo caso di violenza, il Paese sotto choc

Chissà che il caso di O.Y. non risvegli finalmente la Turchia, che la sua terribile storia non abbia sul Paese candidato ad entrare nella Ue l’effetto avuto in India dalla morte in dicembre della studentessa stuprata da un branco. La 13enne turca di cui si conoscono solo le iniziali è ancora viva, affidata a uno psicologo e protetta dai media che ieri ne hanno raccontato l’odissea, riassumibile in poche parole: stuprata da 29 uomini, tra cui un poliziotto, costretta al silenzio fino a quando un insegnante ha scoperto tutto. Figlia di una donna divorziata di Giilciik trasferitasi per lavorare in un salone di massaggi a Izmit, non lontano da Istanbul, O.Y. aveva subito le violenze del branco e continuato a vivere nel terrore. Alcuni suoi compagni di scuola avevano saputo dello stupro — scrivono i media turchi — e anziché sostenerla e difenderla si erano uniti ai violentatori nel minacciarla e ricattarla. L’intervento di un professore ha portato alla denuncia penale e agli arresti di io sospetti, gli altri ig sono stati già liberati. E ora si attende il processo. Non è certo il primo caso in Turchia, dove le leggi sui diritti delle donne hanno fatto enormi progressi negli ultimi dieci anni, con la revisione del codice penale e l’introduzione di norme ormai equiparabili a quelle europee. Ma dove i dati sulla violenza contro le donne sono impressionanti: nell’ultimo decennio i reati sessuali certificati sono aumentati del 400%, le denunce sono salite dalle 8 mila nel 2002 alle 33 mila nel 2011. Vero è che sono i reati denunciati a essere cresciuti: è impossibile conoscere i numeri reali del passato quando si presume che stupri e violenze non fossero meno, bensì solo coperti dall’omertà della società e dalla connivenza maschilista delle autorità che però, purtroppo, resistono. Dice molto la vicenda di N.C., la ragazza di Mardin diventata simbolo in Turchia della battaglia delle femministe e degli attivisti per i diritti umani, sempre più numerosi e ascoltati. Nel 2002, N.C. allora dodicenne era stata violentata da 26 uomini nel corso di 7 mesi, offerta da due donne a militari, professionisti, maestri. Nonostante la mini schiava-prostituta fosse poi riuscita a sporgere denuncia, al processo il branco era stato ritenuto colpevole solo di rapporti sessuali con una minorenne, non di stupro, perché lei era stata ritenuta «consenziente». Le due donne avevano avuto le pene più gravi. E N.C. aveva scritto all’allora ministro della Giustizia chiedendogli: «Cosa faresti se tutto questo fosse successo a tua figlia? Cosa sarà ora della mia vita?». Rivisto più volte, il processo si è concluso all’inizio di quest’anno con condanne un po’ più pesanti per il branco, ma ancora in sostanza blande. «Dobbiamo dire apertamente che il giudizio della corte riflette l’opinione generale della società nei confronti delle donne», aveva reagito indignato l’avvocato per i diritti umani Erdal Kuzu, specializzato nella difesa di minorenni abusate sessualmente. E aveva aggiunto: «Come si può parlare di consenso da parte di un ragazzina nemmeno quindicenne, dov’è la giustizia per lei?». La richiesta dei media e degli attivisti turchi è ora che almeno per O.Y. giustizia ci sia. Nella speranza che l’opinione pubblica e le autorità si decidano finalmente a rispettare la dignità delle donne, e delle bambine.

Corriere della Sera – Turchia tredicenne vittima di un branco di 29 uomini
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