Corriere della Sera – Il coraggio di Lucia è un dono alle vittime

di Sandro Veronesi

Quando il male si manifesta e colpisce proprio te, tutto ciò che hai sempre creduto di pensare sul male subisce una brusca trasformazione. Sapere — che il male esiste, che ogni giorno miete vittime in mille modi diversi, e che poco si può fare, in quei momenti, per contrastarlo —, diventa conoscere, e in questa differenza che sembra trascurabile le vittime del male possono perdersi completamente — ma anche, all’opposto, trovare il segreto della propria inviolabilità. Ecco una donna che viene perseguitata dal proprio ex-marito: lui la segue, la tempesta di telefonate, la minaccia, la ricatta, e sebbene non le usi violenza fisica questa donna si sente come annientata; incapace di reagire, si avvita in una cupa disperazione. Il male ha smesso di toccare solo le altre, ha preso di mira proprio lei, e nell’assurdità di questa situazione si ritrova a perdere forza e voglia di vivere.

Quanti, i casi come questo? La cronaca ci parla solo dell’offesa, del reato commesso e subito, non può seguire la vittima alle prese col tentativo di superare il trauma, e perciò questi casi di spegnimento dopo la violenza subita non possiamo contarli, ma sappiamo che sono numerosi, che svuotano le persone della loro vitalità, le riempiono di paura e di vergogna e le rendono incapaci anche solo di concepire quella normalità nella quale il male le ha sorprese.

Ecco un’altra donna, invece, con cui il destino è ancora più duro, e alle intimidazioni e alle violenze psicologiche il suo carnefice aggiunge un attacco fisico di una ferocia tremenda che le procura sofferenza indicibile e danni permanenti, e che tuttavia dinanzi alla grandezza dell’oltraggio subito si fa immensa, e riesce a trasformare il dolore in energia vitale, la vergogna in orgoglio, la paura in coraggio, la conoscenza del male in un’occasione di cambiamento.

È il caso di Lucia Annibali, che il 16 aprile scorso è stata sfigurata dall’acido che il suo aggressore le ha tirato in faccia, e che dopo cinque mesi di calvario oggi fa una cosa semplice e poderosa: si mostra così com’è, come si mostrerebbe se l’attentato subito fosse andato a vuoto, in uno strepitoso combinato di immagini e parole che meriterebbe di fare il giro del mondo. Il suo corpo avrà bisogno di cure ancora a lungo, forse, ma la sua anima è già guarita, e la fiamma della sua bellezza arde come se non fosse successo nulla.

Sentite come si descrive dopo i cinque mesi di chirurgia plastica affrontati per limitare il danno che le è stato inflitto:

«Con il naso un po’ così, con gli occhi tra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l’ultima operazione».

Sembra una canzone di Ligabue. Il male non è in lei, non c’è mai stato, l’ha solo toccata per un istante ma è rimasto — tutto, e per sempre — nei meandri marci della psiche dei suoi aggressori: l’ex-fidanzato, pare, il miserabile mandante, e due manovali da quattro soldi gli esecutori materiali — tutti già in galera. È bellissima, Lucia Annibali che si mostra senza vittimismo, senza cupezza, senza paura, vittoriosa e piena di futuro, più forte e più se stessa di prima. E se questa sua risposta è un prodigio, perché molte altre faticano terribilmente a liberarsi dal male che è stato rovesciato loro addosso, e continuano a portarselo appresso nel più umano e doloroso dei modi, allora la sua decisione di mostrarsi e di parlare diventa un dono preziosissimo per tutte le vittime della violenza, l’aiuto più formidabile che possa essere loro offerto, perché sulla propria pelle straziata Lucia Annibali dimostra che è possibile rimanere puri anche quando ti fanno qualcosa di orrendo, e scherzare, ed essere normali, e sorridere — se appena appena il chirurgo plastico ti mette nelle condizioni di farlo.

È più difficile concepirlo che farlo: Lucia l’ha concepito e l’ha fatto, e dopo di lei potranno farlo tante altre. Stavolta dal letame il fiore è nato davvero.

[Fonte: 27esimaora.corriere.it]

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