La Stampa – Via libera al decreto sul femminicidio. Dalla querela all’arresto: cosa cambia

Introdotte aggravanti qualora la violenza sia commessa da mariti, partner, fidanzati o ex

È stato approvato dalla Camera il decreto Femminicidio, da molti definito Sicurezza per l’eterogeneità delle norme contenute. Ora passa al Senato per la conversione che deve avvenire entro il 15 ottobre, pena la decadenza. Probabile la fiducia per chiudere nei tempi ed evitare che il testo venga modificato, in quel caso dovrebbe tornare alla Camera.
Per la prima volta lo Stato riconosce la violenza di genere, nelle forme definite dalla convenzione di Istanbul approvata dal Parlamento a giugno che riconosce la violenza verso le donne come violazione dei diritti umani. Il decreto introduce quindi misure straordinarie per combattere la violenza domestica, sessuale e lo stalking. Sono introdotti aggravanti qualora la violenza sia commessa da mariti, partner, fidanzati o ex. Nel caso dello stalking si persegue anche quello online e viene riconosciuta l’aggravante della violenza assistita dal minore di anni 18.

Confermata l’irrevocabilità della querela 
Si introduce l’obbligo di comunicare alla vittima tutte le misure prese nei confronti del suo aggressore e la loro cessazione: l’allontanamento dalla casa famigliare ma anche gli arresti domiciliari o la custodia cautelare in carcere. Prima del decreto infatti una vittima di stalking non era avvisata di quando il suo aggressore era rimesso in libertà. Viene cancellata la parte che prevede la segnalazione anonima mentre è confermata l’irrevocabilità della querela nei casi di stalking. Questo è un punto politico su cui i partiti dell’opposizione, M5s e Sel si sono compattamente opposti con una serie di emendamenti soppressivi, nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia che hanno discusso il decreto e in Aula. Tuttavia l’irrevocabilità della querela rimane nel caso in cui le minacce siano reiterate e con armi, negli altri casi può essere ritirata ma solo davanti al Pm o in fase processuale. Una soluzione di mediazione, ha sottolineato la relatrice e presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, Pd, «politica, dove non esistono verità assolute ma è una soluzione ottimale, a mio avviso, anche alla luce delle indicazioni che vengono dalla Conte europea dei diritti dell’uomo e della convenzione di Istanbul». Molti esponenti Pdl e Pd hanno votato in Aula per gli emendamenti soppressivi, che non sono passati per 30 voti di scarto. L’obiezione principale è che con l’irrevocabilità si espone ancor di più la vittima alle violenze.

Arresto in flagranza confermato, no ai braccialetti elettronici 
Con la conversione del decreto alla Camera, si conferma l’arresto in flagranza di reato obbligatorio per stalking e maltrattamenti, e l’allontanamento da casa (che devono essere tutti confermati dal Gip). Non potrà invece essere utilizzato lo strumento del braccialetto elettronico per il controllo degli uomini “maltrattanti”. O meglio, sarà discrezionale per il giudice. Ci sono poi forme tutelate per minori e vittime di abusi famigliari nella testimonianza processuale: videotestimonianze o comunque modalità protette, diventano un obbligo per i tribunali. Corsia preferenziale per questi tipi di reati di genere nei processi, la cui priorità sarà “assoluta”. Altre misure introdotte dal decreto e confermate sono il gratuito patrocinio senza limiti di reddito e nei casi di separazione la competenza del giudice di pace solo per lesioni personali lievi.
Nel caso di ammonimento per gli stalker, con la conversione del decreto, c’è l’obbligo per il questore di ritirare il porto d’armi, e ammonimento, anche senza querela, nei casi di maltrattamenti con in più la sospensione della patente di guida (a meno di esigenze di lavoro). Si estende il permesso di soggiorno per le vittime di tratta anche a coloro che sono subiscono violenza domestica, slegandolo così dal permesso del marito. Questo è un articolo su cui la Lega si è opposta parlando di «sanatoria» per gli immigrati a causa dell’assenza di limiti temporali per questo tipo di permesso. Sarà il giudice a stabilirlo.

Il piano antiviolenza 
Nell’ultimo articolo che riguarda il femminicidio, il 5, si riscrive il piano antiviolenza, specificando gli interventi che saranno discussi insieme con le associazioni femminili. Si dovrà puntare anche alla “sensibilizzazione dei media per la realizzazione di una comunicazione e informazione, anche commerciale, rispettosa della rappresentazione di genere, e in particolare della figura femminile” e alla prevenzione della violenza nelle scuole con la modifica dei programmi scolastici. Si sono trovati anche dei soldi per i centri antiviolenza. Vengono stanziati 10 milioni per quest’anno, 7 per il prossimo e 10 per il 2015 per il rafforzamento della rete e nel Piano antiviolenza si inserisce anche la necessità di “azioni di recupero e di accompagnamento dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive”, si tratta dei centri per il recupero degli uomini maltrattanti.
La viceministra del Lavoro con delega alle pari opportunità Cecilia Guerra ha assicurato che è ancora a caccia di fondi per i centri antiviolenza da inserire nella legge di Stabilità, per rendere lo stanziamento del Piano, ordinario, mentre oggi rimane straordinario. Infine ci sarà una relazione annuale del Governo al Parlamento sui risultati del Piano e i dati sulle violenze dovranno essere raccolti da parte delle forze dell’ordine e dei tribunali in modo disaggregato.

Il decreto “omnibus”
Dal sesto articolo in poi ci si occupa di altro: dall’integrazione dei corpi di polizia, all’arresto in flagranza differito per gli stadi, dai vigili del fuoco, al dissesto idrogeologico in montagna. Tolto l’emendamento sui risarcimenti alle aziende che operano per la costruzione del Tav, dopo la bocciatura della commissione Bilancio, e sono state inserite aggravanti per il furto di rame, con pene da uno a sei anni, così per le frodi informatiche con sostituzione d’identità digitale (da 2 a 6 anni). Aggravanti anche per le rapine nei confronti degli ultra 65 enni e nei casi di “minorata difesa”. Si legifera anche in tema di protezione civile, con la proroga delle emergenze a 180 giorni più altri 180 e si affidano ai commissari delegati per la protezione civile le funzioni di responsabili per la prevenzione della corruzione e della trasparenza. Infine le province: l’articolo che posticipava il commissariamento è stato cancellato in commissione. La soluzione per la questione province è rimandata.

[Fonte: www.lastampa.it]