La Notizia Giornale.it – Vendesi verginità, pure le donne sbagliano

LaNotizia17012018

18 anni… ed un vuoto a perdere! Una studentessa e modella italiana appena maggiorenne, da due anni lavora a questo progetto: vendersi. Vendere la sua verginità, la sua prima volta; e vuole farlo all’asta , al migliore offerente insomma. E non è una Fake news come vorremmo pensare. Lei stessa, infatti, ha raccontato al famoso tabloid inglese “The Sun” la sua misera e studiata storia: “Ho deciso che la mia verginità era preziosa quando avevo 16 anni”, ha sostenuto e, “Volevo una buona istruzione quindi ho cominciato a guardare il web in cerca di modi per finanziare i miei studi e ho trovato una serie di pubblicità di aste ed ho scoperto che c’erano ragazze che si erano vendute per 3,5 milioni di euro, quindi ho deciso che avrei fatto lo stesso a 18 anni”.

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AirPress – Lo stupro come arma di guerra

Airpress_85-1Lo stupro è un’arma di guerra. Lo è stato storicamente e continua ad esserlo nei conflitti post-moderni. Le donne come bottino, dal Ratto delle Sabine alle “marocchinate” della Ciociaria, dagli stupri in Sudan, in Sierra Leone, in Ruanda, in Liberia, in Congo e in Bosnia Erzegovina; dalle studentesse nigeriane rapite da Boko Haram alle vittime dell’Isis. E altro ancora. Oggi come sempre, da secoli. Un mondo che attraversa il mondo, una storia infinita che attraversa il tempo. Il lato nascosto della guerra e uno dei più grandi silenzi della storia. Un buco nero! La differenza oggi è che il nodo “donne e conflitti armati” non è “un affare di donne” ma una questione definitivamente inserita nelle politiche di sicurezza umana, con un forte impatto anche sul diritto internazionale, sull’emancipazione femminile e sulle missioni di pace.

La Risoluzione ONU 1325\2000 su “Donne, Pace e Sicurezza”, considerata la “madre” delle Risoluzioni successive e correlate, è la prima di questo Organismo ad affrontare esplicitamente l’impatto della guerra sulle donne ma anche il ruolo femminile nella risoluzione dei conflitti: donne non solo vittime ma costruttrici di pace.

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